VIOLENZA SULLE DONNE, A CATANIA 250 NUOVI CASI OGNI ANNO: «L’INDIPENDENZA ECONOMICA RENDE PIÙ FORTI E LIBERE»

CATANIA – «Quest’anno sarà un otto marzo peggiore degli altri, perché la pandemia ha rappresentato un moltiplicatore, rivelando ancora di più la disuguaglianza strutturale tra uomo e donna. Già 12 femminicidi in Italia dall’inizio di quest’anno. Anche Catania purtroppo continua a mettere in luce i meccanismi sistematici della violenza patriarcale: basti pensare che nell’ultimo anno abbiamo registrato 250 nuovi casi con richieste di aiuto da parte di donne che ci contattano direttamente, più 150 segnalazioni da parte di terzi (amici, parenti della vittima) con richieste di informazioni. Il tutto, durante le 16 ore di lavoro settimanale, che vorremmo estendere se solo ci fosse l’adeguato supporto da parte delle istituzioni». Sono numeri drammatici quelli dichiarati dalla presidente del Centro Antiviolenza Thamaia di Catania Anna Agosta, in occasione della “Giornata Internazionale dei diritti della donna”.

Questa mattina, a schierarsi a fianco delle donne contro ogni forma di violenza, sono state Confindustria e Ance Catania, col patrocinio del Comune etneo, che hanno svelato una panchina rossa davanti la sede di viale Vittorio Veneto 109, quale simbolo di vicinanza a chi ha subito e continua a subire violenza. Ad aprire l’incontro – moderato dalla giornalista Flaminia Belfiore e organizzato da Rosanna Di Mauro dell’Associazione dei Costruttori edili – è stata l’assessore alla Cultura e Pari Opportunità Barbara Mirabella: «Non solo femminicidi, abusi e soprusi, ma anche un riscontro allarmante sul fronte professionale, con una perdita del 90% del lavoro femminile e la conseguente mancanza di autonomia e indipendenza economica, che certamente rappresenta un’ulteriore criticità per molte donne». Dall’analisi della situazione alla speranza per un cambiamento: «Simboli come quello di oggi – ha proseguito – sono importanti, soprattutto se promossi dalla società civile. Nello specifico, assume grande valore perché Ance e Confindustria sono la casa delle imprenditrici e dell’empowerment femminile. Questo può dare impulso alla società, che deve innestare soprattutto ai più giovani il concetto culturale di parità ed eguaglianza: in questa direzione è grande il nostro impegno profuso nelle scuole».

«L’installazione della panchina rossa non è solo un simbolo ma un monito visibile e permanente della nostra condanna ad ogni forma di violenza e di discriminazione nei confronti delle donne – ha sottolineato il presidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco – Il dilagare dei femminicidi, purtroppo, non conosce sosta. Per questo occorre agire in profondità, soprattutto sui giovani. Sappiamo quale sia il valore fondamentale che le donne oggi apportano nelle imprese, ma il divario di genere anche in questo campo è ancora troppo alto. Fare rete tra società civile, istituzioni e imprese è la direzione giusta. E le nostre organizzazioni devono e possono giocare un ruolo di guida e di esempio». Concetto rimarcato anche dal presidente di Ance Catania Rosario Fresta, che ha ribadito «la vicinanza dei costruttori alle donne per la dignità nel lavoro e nella famiglia. Il nostro impegno è costante e giornaliero: abbiamo deciso di supportare annualmente con piccoli contributi la onlus Thamaia, che svolge un lavoro eccezionale e merita l’attenzione per tutto ciò che fa per la società». Il Comitato Imprenditoria Femminile di Confindustria Catania, presente con la presidente Monica Luca «focalizzerà l’attenzione sugli aiuti alle donne, protagoniste in negativo di questo difficile anno di crisi pandemica: lavoreremo per migliorare il welfare e dare sostegno concreto, mettendo in campo iniziative volte all’indipendenza economica, che rende libere e consente di affrancarsi da padri e mariti “padroni”».

«Il ruolo della donna nelle religioni monoteiste e nella storia antica – ha affermato il past president Ance Catania Andrea Vecchio, che ha voluto fortemente l’iniziativa – è stato sempre subalterno. Dobbiamo rivoluzionare questo concetto e contrastare gli atteggiamenti conservatori: questa contemporaneità è donna. Una figura che va prima di tutto esaltata».

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