ANCE fa proprio l’appello del presidente Napolitano sottolineando che l’edilizia per la particolarità delle lavorazioni costituisce un settore a rischio, ma ANCE evidenzia che molti incidenti che si vorrebbero assegnare al settore edile sono imputabili ad imprese non strutturate che utilizzano il lavoro nero, o ad operai edili improvvisati o ancora sono incidenti stradali accorsi ad operai edili durante il trasferimento in cantiere. La nuova normativa ha introdotto infatti gli importantissimi concetti della valutazione dei rischi e della formazione/informazione dei lavoratori come base per prevenire gli infortuni, imponendo il coinvolgimento dei lavoratori nella gestione della sicurezza in cantiere.

Questa presa di coscienza e di responsabilità, si è conseguenzialmente tradotta, da un lato, in un incremento/cambiamento delle attività dell’ANCE e degli organismi paritetici ad essa collegati, che oltre alla consulenza, hanno avviato una intensa attività di formazione rivolta ai lavoratori, dall’altro ad una sempre maggiore sensibilizzazione delle imprese al problema della sicurezza. La positiva risposta avuta sia da parte dei lavoratori che degli imprenditori è stata chiaramente di stimolo a proseguire su questa strada, anche se si ha la coscienza che molto ancora c’è da fare per conseguire risultati che consentano di non avere più le drammatiche notizie di morti bianche che riempiono i quotidiani.

ANCE raggruppa costruttori di tutte le dimensioni, ma accomunati da una cultura d’impresa che porta alla considerazione che le risorse destinate alla sicurezza dei lavoratori, oltre che necessarie per ragioni morali e sociali, portano ad un beneficio economico. Gli investimenti per dotare le imprese di attrezzature e mezzi d’opera moderni, efficienti e quindi più sicuri, sommati ai costi per l’informazione e la formazione dei dipendenti, ed ancora alle spese sostenute per dotare gli stessi dei dispositivi di protezione individuale, sono considerati inderogabili dalle imprese aderenti all’ANCE.